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SLA, il modello SAMOT che permette la riduzione delle ospedalizzazioni, a vantaggio dei pazienti e del sistema sanitario

Mantenere a domicilio i pazienti affetti da SLA, senza ricorrere ad ospedalizzazione, con l’aiuto di personale multispecialistico comprendente medici, infermieri, dietisti, logopedisti, assistenti sociali, psicologi e consulenti pneumologi. È il programma domiciliare frutto del modello SAMOT: “Pazienti presi in carico precocemente – spiega il direttore scientifico, Sebastiano Mercadantericevono cure specialistiche adeguate e continue che non potrebbero ottenere in ospedale, se non a costi proibitivi, oltre all’impossibilità pratica di ospedalizzazione continua per una patologia lunga e progressivamente invalidante”.

Risultati di un modello virtuoso: “Abbiamo osservato alcuni dati che si riferiscono a pazienti con una diagnosi media di SLA di circa 3 anni. – spiega Mercadante annunciando un approfondimento che nei prossimi mesi sarà disponibile su un importante vista di settore  Solo il 20% dei pazienti sono deceduti nel periodo preso in considerazione, è aumentato invece progressivamente il numero dei pazienti bisognosi di ventilazione non invasiva con adattamento domiciliare, senza dunque accessi ospedalieri, effettuati solo per procedure chirurgiche come la gastrostomia. Nessun paziente è stato ricoverato in ospedale durante il periodo di osservazione ed il decesso è avvenuto tra le mura domestiche”.

Sono circa 80 i pazienti affetti da SLA che vengono seguiti in linea dalla SAMOT ogni giorno: “40 di questi sono nuovi ingressi nella sola provincia di Palermo. – riferisce Mercadante che aggiunge – Dati che rappresentano un esempio positivo di elevato livello di cura e di risparmio economico per il SSN: basti pensare che un giorno di ricovero in ospedale costa 500/1.000 euro al giorno e un inappropriato ricovero in rianimazione anche 5.000 al giorno”.