PALERMO, 19/11/2023 – Sul riconoscimento della valenza del ruolo della comunicazione nell’ambito delle cure palliative emersa in questi giorni attraverso i media, il fondatore della SAMOT, Giorgio Trizzino, esprime la sua soddisfazione e tiene a precisare alcuni aspetti inerenti al tema e frutto dell’esperienza di 36 anni nel settore:
“La SAMOT già dall’inizio della sua attività al fianco dei malati oncologici e di tutti gli altri malati ha sperimentato che ascoltare ed interpretare i bisogni delle persone che soffrono è il modo migliore per accompagnare tutte le fasi dell’assistenza.
Nell’ormai lontano 1987, anno in cui fu fondata, la SAMOT raccomandava: poiché molti pazienti muoiono dopo un lungo percorso di malattia durante il quale si presentano innumerevoli bisogni assistenziali, spesso non adeguatamente interpretati, è imperativo che le equipe domiciliari abbiano competenze specifiche nell’ambito della comunicazione.
Alcune malattie giungono alla fine della vita dopo molti anni/decenni (ad esempio le malattie neurologiche), durante i quali i bisogni della persona malata e dei suoi familiari, conseguenti alla disabilità che si va accumulando e alle complicanze correlate, non sono certo di minore valenza rispetto a quelli presenti in prossimità della morte.
SAMOT ha sempre fatto in modo che la corretta comunicazione rappresenti lo strumento necessario per permettere alla persona di elaborare la propria condizione di malattia e mettere in atto meccanismi di adattamento funzionale. La comunicazione della diagnosi rappresenta il primo atto di questo processo e la modalità con cui essa avviene ha un impatto determinante sul modo in cui il malato affronterà il percorso terapeutico.
La letteratura scientifica segnala da più parti le carenze formative dei medici e del personale assistenziale in merito ai processi comunicativi e allo sviluppo delle relative competenze.
La SAMOT ha formato in tal senso migliaia di operatori ad aiutare il paziente a comprendere ciò che vuole o non vuole in termini di informazione. Sono stati utilizzati per questo specifici protocolli. Una buona comunicazione in cure palliative non va tuttavia confusa e deviata in una modalità pubblicitaria”.
L’addetta stampa
Sandra Pizzurro